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Cinecittà: 80 anni di sogni e di storia


Dalla Cinecittà in camicia nera dei telefoni bianchi a quella guardona del Grande Fratello

Le bighe di Ben Hur, Totò, la Roma città aperta incarnata da Anna Magnani, La dolce vita esportata da Fellini. Dalla posa della prima pietra ad opera di Mussolini, nel 1936 ad oggi, dalla Cinecittà in camicia nera dei telefoni bianchi a quella guardona del Grande Fratello, sono un paese e una società italiana in mutamento quelli che racconta la mostra fotografica "Fatti e personaggi tra il Cinema e la cronaca" per gli 80 anni di Cinecittà, nel suo Studio uno fino al 7 maggio.

Dagli archivi di Istituto Luce e Ansa un appassionante racconto del Paese che cambia

Un viaggio in fotogrammi e scatti d'autore, che dagli archivi di Istituto Luce e Ansa restituisce il ritratto di un'Italia di veri Sciuscià, che volti e cronache del Neorealismo proiettano sulla ribalta internazionale. L'eleganza di Ingrid Bergman, la potenza verace di Anna Magnani e le forme di Sophia Loren si scontrano poi con le contraddizioni del dopo-boom: e così all'Italietta di Alberto Sordi e al cinema di denuncia degli anni '70, segue un decennio immortalato dall'attentato al Papa Woytila e dallo shock del terremoto in Irpinia, in cui, a parte qualche sprazzo di Nanni Moretti e gli Oscar regalati poi all'Italia dal Postino, Salvatores e Benigni, anche la Fabbrica dei sogni ha faticato a ritrovare sé stessa.


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