Avvelenati dal tallio, il nipote confessa: 'Sono stato io'
"Sono stato io a mettere il tallio". Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese in cella per aver avvelenato i familiari uccidendone tre, interrogato oggi dal gip di Monza, Federica Centonze, ha confessato di essersi occupato "personalmente" di contaminare gli alimenti che sapeva essere abitualmente consumati dai parenti. Lo ha fatto "sfruttando la vicinanza degli appartamenti", il suo e quelli di nonni e zii. Al giudice ha ribadito, alla presenza del suo avvocato Silvia Letterio, di aver agito "per punire gli impuri".
Nelle ultime ore Del Zotto aveva chiesto agli operatori del carcere di Monza libri legati alla religione ebraica. Da quanto si è appreso il giovane per ora è in cella da solo, senza tv, controllato 24 ore su 24 ed ha già avuto un colloquio con lo psichiatra interno.
Le vittime sono Giovanni Battista Del Zotto, di 94 anni, Patrizia Del Zotto di 62 anni e Maria Gioia Pittana di 88 anni. Ricoverate in ospedale altre cinque persone.
Dopo i tre decessi è stata infatti la volta di Laura Del Zotto e di Enrico Ronchi, rispettivamente sorella minore e vedovo di Patrizia Del Zotto, e della badante di famiglia Serafina Pogliani, ricoverati in ospedale per avvelenamento. Infine anche i nonni materni, Alessio Palma e Maria Lina Pedon, di 83 e 81 anni, sono in ospedale per lo stesso tipo di avvelenamento. Proprio a casa di questi ultimi gli inquirenti hanno sequestrato una miscela di erbe per infusi contaminate da tallio.
La madre di Mattia ha dichiarato: "Mio figlio ci ha detto di non essere più cattolico, e che sta seguendo una religione che non ci ha dettagliato. La mia deduzione è che si tratti di una specie di setta. Questo nuovo stile di vita è ispirato (...), a suo dire e se non ricordo male, da un gruppo chiamato 'Concilio Vaticano II'".
"L'ho fatto per punire soggetti impuri e non voglio collaborare", ha detto Mattia Del Zotto ai carabinieri, che lo hanno arrestato a casa sua a Nova Milanese. Poi ha detto: "Non saprete mai perché l'ho fatto". Barba incolta, sguardo freddo e nessuna emozione nelle parole usate con i carabinieri. Quando gli hanno chiesto se avesse un avvocato di riferimento ha risposto seccamente: "Non ho bisogno di altre persone che parlino al posto mio. Scegliete dall'elenco del telefono la persona che più vi aggrada". Il procuratore di Monza, Luisa Zanetti, lo ha definito "una persona introversa". Un ragazzo schivo, appassionato di elettronica e informatica, ma da tempo sotto pressione perché non trovava lavoro: questo il ritratto fatto dai vicini di casa. Mattia vive da sempre a Nova Milanese insieme ai genitori, agli zii e ai nonni deceduti, in una palazzina suddivisa in quattro appartamenti. "È sempre stato molto schivo e silenzioso, siamo davvero senza parole" il commento di una vicina di casa della famiglia. "So che è appassionato di informatica, andava in palestra, ma nulla di più" ha aggiunto un altro vicino.
Il 27enne in carcere ha chiesto agli operatori del carcere di Monza libri legati alla religione ebraica ed è sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria. Il giovane per ora è in cella da solo, senza tv, controllato 24 ore su 24 ed ha già avuto un colloquio con lo psichiatra interno.
"Abbiamo proceduto all'arresto per scongiurare altre possibili vittime", hanno detto i carabinieri, i quali hanno proceduto all'arresto dopo aver trovato in casa sua cinque confezioni di solfato di tallio. Trovate anche le ricevute del relativo acquisto. Le confezioni, per complessivi 60 grammi, sono state acquistate a Padova. I carabinieri hanno trovato anche sul cellulare del giovane conversazioni in cui lui fa riferimento alle ricevute dell'acquisto. Gli investigatori sono risaliti a Mattia Del Zotto seguendo le tracce di un account di posta elettronica con il nome falso "Davide Galimberti" e i tabulati telefonici del suo cellulare. Grazie a queste indagini è stata ricostruita la trattativa con una azienda chimica di Padova per l'acquisto del solfato di tallio.
Del Zotto da giugno si stava documentando per procurarsi una sostanza velenosa e aveva inizialmente contattato diverse ditte per comprare arsenico. Il 27enne ha poi rinunciato all'acquisto dell'arsenico perché in un caso ha ricevuto la richiesta di tracciabilità della transazione e in un altro una dichiarazione di utilizzo. Ha così scelto la ditta di Padova e ha acquistato il solfato di tallio.
Il gip del Tribunale di Monza ha integralmente accolto la richiesta della Procura della Repubblica. Il giovane è ritenuto responsabile non solo del triplice omicidio dei nonni e di una zia paterni, ma anche di tentato omicidio nei confronti di altre cinque persone.