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Proteste nella Striscia di Gaza, per Hamas è la fine del processo di pace


Contro la storica decisione di Trump su Gerusalemme si è mobilitata la popolazione della Striscia di Gaza dove il leader di Hamas ha chiesto di lanciare una terza Intifada, dopo quella di Al Aqsa dei primi anni Duemila.

Almeno sei palestinesi sono rimasti feriti da colpi d'arma da fuoco di soldati israeliani mentre protestavano vicino a una barriera di separazione con Israele.

"La decisione statunitense è un'aggressione al nostro popolo - ha affermato il leader di Hamas Ismail Haniyeh -una dichiarazione di guerra ai nostri luoghi santi, cristiani e musulmani. È la tomba degli accordi di Oslo. L'Autorità Palestinese deve avere il coraggio e la responsabilità di dichiarare la fine del proprio impegno nei confronti del processo di pace".

Due razzi sono stati lanciati in serata dal nord di Gaza verso Israele senza impatto sul territorio dello Stato ebraico.

I commenti fra la popolazione di Gaza:

"Non cederemo Gerusalemme. Abbiamo sacrificato i nostri figli e le nostre vite per conservare questa terra. Non ne perderemo neppure il pezzo più piccolo".

"Chiedo ai leader dei Paesi arabi di smetterla di prenderci in giro. Devo svegliarsi! Protesteremo ovunque, qui a Gaza e in tutta la Cisgiordania e lanceremo dei razzi".

La crisi rischia di complicare il passaggio di poteri da Hamas all'Autorità Palestinese, sebbene il primo ministro Hamdallah si sia recato a Gaza per chiedere di accelerare il processo di riconciliazione.


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