Gerusalemme: rabbia nei territori palestinesi e nel mondo arabo-musulmano
Le bandiere statunitensi date alle fiamme, prima reazione al riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele da parte degli Usa. E poi la raccomandazione diffusa dallo stesso Dipartimento di Stato Americano alle proprie rappresentanze diplomatiche nel mondo: evitare e rinviare ogni viaggio in Israele, Gerusalemme, Cisgiordania.
Intanto nei territori palestinesi esplode la rabbia: "Quel che chiediamo ora è che l'Autorità Palestinese del Presidente Mahmoud Abbas sospenda tutti i negoziati di pace con gli israeliani" dice un manifestante in Cisgiordania.
Secondo il Presidente Abbas la decisione di Trump "aiuterà le organizzazioni estremiste ad intraprendere una guerra di religione [...] senza fine". Da un lato del muro dunque la rabbia, dall'altro l'approvazione per quella che viene considerata una scontata evidenza.
"Gerusalemme è sempre stata la capitale d'Israele" dice un residente. "E Israele non aveva bisogno che questo venisse formalmente riconosciuto. Tuttavia mi pare fantastico che un Paese tanto potente come gli Stati Uniti, tanto vicino ad Israele come gli Stati Uniti, decida finalmente di riconoscere la capitale".
Le proteste contro la decisione unilaterale di Washington vanno ben al di là dei territori palestinesi. Violente manifestazioni sono già cominciate in Libano e ancora in Turchia, dove centinaia di manifestanti si sono radunati di fronte all'ambasciata degli Stati Uniti di Ankara e davanti al consolato di Istanbul. Intanto Francia, Italia, Regno Unito, Svezia, e altri 4 quattro Paesi (Egitto, Senegal, Uruguay e Bolivia) hanno chiesto la convocazione di una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.