Europa-Africa: ad Abidjan il vertice per uno sviluppo sostenibile
Nonostante la Costa d’Avorio sia tra i principali esportatori mondiali di cacao e caffè, la povertà è diffusa. Molti giovani cercano di lasciare il paese ogni anno. Uno di loro è il 21enne Jean-Marie Gbougouri. Oggi, grazie all’aiuto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, gestisce un allevamento di polli nel suo paese. Due anni fa però era un aspirante calciatore che, allettato dalle promesse di un presunto agente, ha lasciato la Costa d’Avorio per la Tunisia.
Jean-Marie Gbougouri: “Nelle prime settimane è andato tutto bene. Ho capito che era una truffa solo dopo un po’ di tempo perché non ho più rivisto quella persona, è sparita con i 2500 euro che gli avevo dato. Sono rimasto bloccato qui, senza niente in tasca. Per me l’Europa non è l’Eldorado, anche se ammetto che tutti sogniamo di andarci. Non a queste condizioni però. Sono in buona forma, ma prendere una nave per andare in Italia non cambierà la mia situazione. Ho preferito tornare a casa e spendere le mie energie nel mio paese”.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni lavora con i governi locali per promuovere il meccanismo di rimpatrio volontario. Oltre ad aiutare le persone a tornare a casa, l’OIM ne facilita il reinserimento nel mondo del lavoro: nel 2017 ha dato sostegno a quasi 800 persone.
Marina Schramm, direttrice OIM in Costa d’Avorio: “Per noi è molto importante lavorare sul sostegno psicologico e psicosociale di queste persone, ricostruire un senso d’identità e di autostima. La formazione è estremamente importante, avere un diploma apre a molti di loro delle prospettive che prima non avevano”.
La Costa d’Avorio è il principale esportatore di cacao al mondo. I prezzi fluttuanti delle materie prime però non aiutano gli agricoltori. All’inizio del 2017 il governo ivoriano ha fissato a poco più di un euro il prezzo di acquisto di un chilo di cacao. Un taglio del 30% rispetto all’anno prima, causato dalla sovrapproduzione a livello globale.
Una cooperativa inserita nel commercio equo e solidale ottiene dei prezzi migliori. Il valore aggiunto è dato dal processo di trasformazione del cacao, che in Costa d’Avorio però non viene eseguito. Quindi gli agricoltori ricevono meno del 10% del prezzo di una barretta di cioccolato venduta in Europa”.
Tra le poche eccezioni c‘è la Societe Cooperative Equitable du Bandama, una cooperativa a circa 130 chilometri da Abidjan, la prima in Costa d’Avorio ad ottenere la certificazione bio ed equosolidale. Ne fanno parte 66 produttori che nel 2017 hanno prodotto circa 75 tonnellate di cacao, venduto a più di due euro al chilo. Il loro prossimo obiettivo è quello di occuparsi personalmente della trasformazione del cacao in cioccolato.
Jean Evariste Salo, presidente Societe Cooperative Equitable du Bandama: “Servono il denaro e le giuste competenze per riuscire a produrre il cioccolato qui in Costa d’Avorio. In Europa la gente è stufa di mangiare cibo tossico, vogliono dei prodotti bio, il biologico è il futuro”.
L’Africa è tra i continenti con i margini di crescita maggiori nel campo dell’economia digitale. Babylab è un’azienda creata da un giovane ingegnere informatico ivoriano, Guiako Obin, il cui obiettivo è quello di insegnare ai bambini a usare il computer, riciclare vecchie attrezzature e creare nuovi programmi. E’ una start-up che ha bisogno di investimenti, ma ottenerli non è facile. “Bisogna fare pressioni sulle autorità locali per ottenere i finanziamenti che vengono concessi in altre zone dell’Africa”, ha ammesso Obin.
Di tutto questo si è parlato nel corso del sesto forum commerciale Europa-Africache si è tenuto ad Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio. L’Unione Europea si è impegnata a destinare 4 miliardi di euro al Fondo per lo sviluppo sostenibile dell’Africa, con l’obiettivo di mobilitare entro il 2020 fino a 44 miliardi in investimenti privati.