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La verità sul caso "Saluta Andonio": tutto quello che c'è da sapere

Quello che è successo nella giornata di ieri è stato incredibile e non avrei mai pensato che un giorno mi sarei dovuto svegliare per scrivere questo articolo, ma visto che sono stato chiamato in causa con delle accuse decisamente false, ho deciso di raccontare a tutti la mia versione dei fatti nel minimo dettaglio.

Iniziamo da quella che era la locandina dell'evento prima che quest'ultimo venisse annullato: il numero di telefono che vedete corrisponde a Stefano Picciolo, meglio conosciuto come "Steno P", deejay e membro dell'organizzazione "Mela Godo Group", che sponsorizzava quest'evento, a cui io mi sono rivolto per avere informazioni per un'intervista al nostro amico. Riesco a contattarlo telefonicamente e concordiamo un incontro, dove tramite una registrazione ottenuta con il suo consenso lui afferma: "Solo lui voleva mille euro più il viaggio, poi c'era l'altro, ovvero il 'Professore del Pelo' (lo potrete notare in tutta la sua bellezza a destra della locandina) che voleva 600 euro, quindi non ci arrivavamo e infatti si è stato a casa". La registrazione poi è proseguita con Stefano che mi ha parlato della sua associazione. Tutto ciò rappresenta solamente l'inizio, poiché dopo averci pensato bene, ho deciso di fare un articolo dal taglio esclusivamente ironico e da quel momento sono stato accusato di cose che voi umani non potete immaginare.

Improvvisamente succede qualcosa di improponibile e subito tutti iniziano ad avvisarmi della presenza di questi post sui profili Instagram e Facebook di Marco Morrone. Chi mi conosce sa benissimo che si tratta di accuse prive di fondamento, da parte di chi è stato colpito e per difendersi cerca di accusare giurando il falso, creando dei danni morali alla mia persona e sopratutto alla mia ragazza, che con tale questione non c'entra assolutamente nulla. Quello che è successo è gravissimo, ma c'è ancora altro, poiché nello stesso pomeriggio di ieri ricevo dei messaggi da parte di chi si occupa dei profili social di Marco, dove tra le tante cose mi è stato scritto: "Ti piace solo infamare e non essere infamato?" oppure "Io ti rovino". Con la differenza che senza determinate prove che certificassero come sono andate le cose, io non mi sarei mai preso la responsabilità di scrivere un articolo, mentre ci sono persone che senza il minimo fondamento ti infangano e dicono cose che io non mi sarei mai sognato di fare nemmeno nelle mie fantasie più perverse. Se scrivo tutto ciò lo faccio per mettere in chiaro che tutto questo fango che mi è stato buttato addosso è privo di senso e sopratutto di prove (a meno che non venga preso e messo in primo piano il membro di qualcuno da youporn, ma credo solo che questo non migliorerebbe molto la situazione del nostro Marco). Penserete che sia finito tutto qui, ma invece manca ancora qualcosa, poiché ricevo anche diverse chiamate da parte della madre di Marco, a cui riferisco che le responsabilità delle parole contenute nel mio articolo è di chi mi ha dato queste informazioni, poiché io per lavoro sono semplicemente tenuto a riportare ciò che mi viene detto. La signora afferma che nell'organizzazione "Mela Godo group" non compare il nome di Steno P, quando il numero sulla locandina dell'evento con la faccia di suo figlio in primo piano è il suo, tralasciando il fatto che io sono in possesso di una registrazione dove quest'ultimo, oltre ad espormi le cifre in modo dettagliato mi parla della sua associazione, tant'è che in basso a destra nella locandina potete notare anche il logo.

Per molta gente l'immagine virtuale conta molto di più di quella umana e questa forse è una delle dimostrazioni più eloquenti. Quando ho visto tali accuse ho avuto una reazione istintiva di rabbia, ma successivamente ho realizzato che chi ha praticato questa messa in scena, l'ha fatto per provocarmi e farmi passare dalla parte del torto, in modo da "girare la frittata", sfruttando anche la grandezza mediatica che il nostro paese permette di avere a certa gente, che per questioni di soldi e di immagine vuole solo mettere in difficoltà una persona che ama il proprio lavoro, lo studia e lo mette in pratica in maniera onesta. La cosa che secondo me è più grave è il vittimismo delle persone che stanno dietro a questo ragazzo, che alla fine è solo una marionetta pilotata, poiché le false accuse su di me e sul fatto che io abbia detto a lui che è un "ciccione di m....", fanno capire come questa gente punti tutto sull'intenerire mediatamente gli altri e ci costruisce un lavoro con fonti di guadagno non indifferenti, a differenza di molti che per mantenere una famiglia fanno più di un sacrificio.

Invito tutti a tenere gli occhi aperti e a saper valutare chi nella vita ha dei validi meriti e valori, perché è proprio questo quello che abbiamo perso. Io per lavoro mi ritrovo ad avere a che fare con i social ogni giorno, ma allo stesso tempo mi rendo conto che questi nuovi mezzi di comunicazione distolgono il senso della realtà alle persone, basti vedere gli insulti e i commenti che ho ricevuto da parte del gregge che segue questo ragazzo, per il quale io avrei fatto davvero determinate cose. Spero che quello che è successo a me possa essere l'esempio giusto per insegnare che non bisogna credere a tutto quello che ci viene detto, anche perché se il mio articolo ha fatto discutere molto vuol dire che un fondo di verità ci deve essere e forse qualcuno vive con la paura che un giorno dovrà svegliarsi e vedere la sua popolarità smarrirsi nel nulla. Concludo ribadendo che i tempi sono cambiati, dite a vostro padre di non parlarvi mai più e fatevi due soldi. #hosbagliatotuttonellamiavita #fattiunarisataandonio


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